Jock Stein, i Lisbon Lions e quegli scozzesi nativi di Parkhead che portarono il Celtic nella storia

Jock Stein, i Lisbon Lions e quegli scozzesi nativi di Parkhead che portarono il Celtic nella storia

Gerry and the Pacemakers, ai più questo nome non dirà molto. You’ll never walk alone, questo invece a chiunque abbia un minimo di scibile calcistico, o aspiri ad averlo, deve per forza far venire i brividi. You’ll never walk alone, l’inno del Liverpool nonché il più famoso inno sportivo al mondo come noto è una canzone, meglio una cover, cantata dal gruppo di Liverpool, Gerry and the Pacemakers appunto.  I tifosi Reds la cantano sugli spalti di Anfield dal 1964. Quelli del Celtic Football Club (per inciso basta chiamarlo impropriamente Celtic Glasgow)  giurano di fare lo stesso da prima dei cugini della Kop. Poco importa chi sia stato il primo ad usare questa splendida canzone come inno, quello che conta è che in quel periodo a Glasgow in Scozia, con o senza You’ll never walk alone, si stava per aprire un taccuino immacolato su cui scrivere la storia del Celtic. In realtà quel taccuino proprio immacolato non era, tante le macchie di sangue versato nel corso dei decenni tra la fazione cattolica e indipendentista di Glasgow, incarnata nel mondo pallonaro dal Celtic, e quella protestante e filo britannica che trova massima espressione nei Glasgow Rangers. Sullo sfondo di questa rivalità storica e troppo spesso violenta, nel 1965 si presenta nella “piccola valle verde” ( traduzione letterale dal gaelico Glas Cau da cui prende il nome la città) un allenatore di calcio, ex bandiera del Celtic, di nome Jock Stein a cui viene affidata proprio la panchina degli Hoops. Quell’allenatore di calcio, un paio di anni dopo sarebbe entrato di diritto nella storia del calcio guidando i leggendari Lisbon Lions. Ma a questo, con un po’ di pazienza, arriveremo tra poco.

Al momento dell’insediamento in panchina di Stein, il Celtic non navigava in acque cristalline. Certo, l’anno prima si era vinta la coppa nazionale me per una squadra abituata a dominare la Scozia era decisamente poco. Il primo obiettivo per il nuovo allenatore quindi è stato da subito quello di riportare il titolo di campione di Scozia a Celtic Park. Per tagliare questo traguardo Stein non ebbe a disposizione grandi somme da investire sul mercato, anzi, si può dire che non ne ebbe per niente. La squadra del Celtic, era composta da soli giocatori scozzesi, cresciuti nelle giovanili degli Hoops e, particolare davvero simpatico quanto anacronistico, tutti nati nel raggio di 48km da Glasgow. Insomma, oggi si direbbe una squadra km zero. In ogni caso giocatori importanti ce n’erano come il capitano Billy McNeill, il bomber Steve Chalmers  e le ali Johnstone e Lennox. Fin da subito, un obiettivo Stein lo ha centrato: ricreare il duello al vertice con gli odiati Rangers. La Scottish Division One1965/66 è un testa a testa furibondo tra le due squadre di Glasgow che si risolve all’ultima giornata in favore dei Celts, che grazie a due striminziti punti di vantaggio tornano sul tetto di Scozia dopo ben undici anni di astinenza. Piccola curiosità il capocannoniere di quel campionato scozzese fu un certo Alex Ferguson che, prima di fregiarsi di onorificenze e successi, faceva impazzire con i suoi 31 gol i tifosi del Dunfermline Athletic. Comunque, tornando a Glasgow, Stein ha centrato l’obiettivo: al primo anno ha vinto il campionato.All’epoca chi vinceva il campionato partecipava alla massima competizione europea, la coppa dei Campioni. Per i Bhoys, come vengono chiamati in patria i giocatori del Celtic, si trattava quasi di un fastidio più che di un motivo di orgoglio viste le scarsissime chance europee degli uomini di Stein che, giustamente, preferivano concentrarsi sul campionato. A giudicare dal risultato in patria, si direbbe che fecero benissimo visto che il campionato il Celtic lo rivince, ancora a scapito dei Rangers grazie ad un pareggio per 2-2 sul campo dei cugini alla penultima giornata. Non solo, gli uomini di Stein vincono anche la coppa di Scozia battendo in finale l’Aberdeen per 2-0. Finita qui? Neanche per sogno. Per McNeill e soci arriva uno storico Treble grazie alla vittoria in coppa di Lega scozzese battendo in finale, manco a dirlo, i Rangers per 1-0. E la coppa dei Campioni? Quella si che è una storia. Al primo turno gli Hoops passeggiano contro lo Zurigo eliminandolo con cinque reti di scarto tra andata e ritorno. Un doppio 3-1 per il Celtic, invece, spedisce a casa il Nantes e ai quarti di finale i biancoverdi. Due turni superati sono più che sufficienti per gli scozzesi che sono già pronti a tornare a casa al turno successivo. La sorte, però, ha programmato qualcosa di diverso. L’avversario nei quarti di finale è la modesta squadra serba del Vojvodina che in ogni caso si impone, nell’andata a Novi Sad per 1-0. A Glasgow però, gli uomini di Stein non ci stanno ad uscire contro una squadra semisconosciuta, così Chalmers e capitan McNeill ribaltano il risultato con un 2-0 che lancia gli scozzesi in semifinale: una favola. Il lieto fine della quale sembra ancor più vicino quando in semifinale il Celtic si trova di fronte il non imbattibile Dukla Praga. L’andata si gioca al Celtic Park il 12 aprile 1967 quando le cornamuse celtiche suonano a festa tre volte grazie al gol di Johnstone e alla doppietta di Wallace che stendono i cechi per 3-1 e consentono, grazie allo zero a zero di Praga, a Jock Stein di portare la sua squadra in finale di coppa dei Campioni contro ogni pronostico. Qui, però, il discorso diventa difficile perché tra il Celtic e il lieto fine della favola c’è di mezzo l’Inter del Mago: Helenio Herrera

Guidata in campo da campioni come Mazzola, Corso, Facchetti, Burgnich, Picchi e Sarti, l’Inter era campione del mondo in carica e l’anno prima aveva vinto il campionato. Insomma, nella finale di Lisbona del 25 maggio 1967 gli Hoops partivano come vittima sacrificaledesignata. Questa premunizione divenne ben presto realtà perché dopo appena tre minuti un calcio di rigore di Sandro Mazzola portava l’Inter in vantaggio e la favola sempre più lontana dal lieto fine. E’ però il Celtic a giocare meglio e solo uno strepitoso Sarti e l’aiuto della traversa consentono ai nerazzurri di andare al riposo in vantaggio per 1-0. Nella ripresa la musica non cambia, il Celtic attacca a spron battuto e al 63’, finalmente, vede premiati i propri sforzi. Una botta di Gemmel dal limite dell’area batte un incolpevole Sarti e porta il risultato in parità. Ma il lieto fine si materializza all’84’. Ancora Gemmel ci prova da fuori con un fendente rasoterra su cui interviene Steve Chalmers deviando il pallone con il piatto destro quel tanto che basta per superare Sarti e trasformare gli undici giocatori del Celtic in leoni nella notte di Lisbona. In quel momento Chalmers mandava quelli che da quel giorno in poi sarebbero stati ricordati come i Lisbon Lions, i leoni di Lisbona, nella storia del calcio.

L’Inter è battuta, il Celtic è campione d’Europa per la prima volta nella sua storia. In un solo anno si porta a casa ben quattro trofei ed un posto nella leggenda del calcio. Il posto dei Lisbon Lions. Negli anni successivi Stein si ritaglio uno spazio ancora più ampio nella storia del Celtic e del calcio scozzese. Fu, infatti in grado di condurre la sua squadra a vincere altri sette titoli nazionali di fila, per un totale di nove che rappresenta il record assoluto del campionato scozzese. Ma ciò che ha regalato a Stein la gloria eterna è stato l’aver guidato nella leggenda i Lisbon Lions. Tutt’ora le due gradinate di Celtic Park sono intitolate proprio a Stein e ai Leoni di Lisbona.

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