PHIL O’DONNELL

Phil O'Donnell

Phil O’Donnell

Che cos’è questo silenzio assordante, questa voragine nella frenesia, rotto solo dai singhiozzi, da flebili preghiere, da passi ordinati sull’asfalto come le note di un Requiem. Che cosa sono tutti questi fiori, queste sciarpe, questi nastri colorati di ambra e claret bagnati dalle lacrime e dalla pioggia obliqua di Motherwell. Hanno un valore, hanno un significato… ti accompagneranno dove Phil? ti serviranno? Questo pegno di ricordi, questa schiera di commozione, aggrappata come edera ai cancelli del tuo stadio zio, ti saranno utili?
Il Fir Park, dove tutto era cominciato e dove tutto è finito. Esiste davvero un aldilà, quella famosa luce in fondo al tunnel che dovresti aver raggiunto indossando la maglia numero 10 degli Steelmen. Oppure no, saremo destinati al nulla, costretti a piantare radici di memoria per diventare immortali. Quando agli inizi del 1800 Motherwell era poco più di un pugno di case sul lato ovest del Clyde c’era un piccolo pozzo dedicato alla Vergine Maria. Oggi resta una targa su un muro in Ladywell Road. La fede. Quanto è difficile credere di non credere. Ma perché Signore accanirsi su quest’uomo di trentacinque anni sposato con Eileen e padre di quattro figli. Un giorno sapremo, un giorno capiremo se il Dio fattosi uomo a Betlemme predicava il vero o siamo figli solo di un destino assurdo e fatuo. E’ stato il freddo dicono. Il freddo che fa battere i denti anche a chi è nato qui nel North Lanarkshire.
C’è un ora fatale che scocca da sei anni negli orologi dei tifosi del ”Well”. Le 17.18 del 29 dicembre. Un inceppo, un sussulto nel meccanismo che fatica a far avanzare la lancetta dei minuti. Stenta, proprio come il cuore di Phil O’Donnell nel 2007. Il momento in cui il malore ebbe la meglio, stroncandoti la vita, capitano mio capitano, tornato a giocare nel club con cui avevi esordito a soli diciassette anni. Tuo nipote David Clarkson stava giocando con te, e aveva già segnato due goal. Il giovane scudiero accanto all’eroe, che ti aveva fatto affibbiare quel soprannome: Uncle. Povero David, restò impietrito, incredulo. Cinque a due ai danni del Dundee United al trentaduesimo del secondo tempo. Mica male, c’era profumo d’Europa nell’aria. Poi Mark McGhee si alza dalla panchina.
Ti chiama, “Vieni zio, faccio entrare Marc”. Vuole darti un po’ di respiro. Ma subito dopo il cambio ti accasci a terra. Ti soccorrono tutti, anche il medico dell’altra squadra. Hai dolori alla gola, respiri male, sei cianotico. Dai Phil, che ti succede, non adesso, non ora. Non lasciarci, in fondo non volevi andartene da casa nonostante i due milioni di sterline offerti dal Celtic. A Glasgow ammirarono i tuoi piedi, ma per sfortuna ti infortunasti troppo. Passando da Sheffield sponda Owls sei rientrato nel 2004.
E’ grave, si capisce subito. Un ischemia, un infarto. Agitazione e mani tremanti a nascondere il volto. Mani più salde sul tuo petto per il massaggio cardio-polmonare in attesa dell’ambulanza. Cinque minuti che non passano mai. I tempi supplementari per recuperare ci sarebbero, quante volte li hai giocati nelle partite di coppa. Come quel pomeriggio a Hampden dove per la seconda volta nella sua storia il “Well” vinse il Sacro Graal di Scozia, guarda caso contro i tangerines di Dundee, e tu segnasti una bellissima rete di testa.
Ally McCoist in un intervista disse che gli sembravi un leone dal coraggio profuso in quell’azione. E’ così mentre i macchinari cercavano di rianimarti e la sirena balenava sull’orizzonte delle vecchie acciaierie di Motherwell in direzione del Winshaw General Hospital, tu te ne andavi.
Addio Zio Phil.

di Simone Galeotti
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Carriera al Celtic:

Viene acquistato dal Celtic nel Settembre del 1994 per 1.75 milioni di sterline (la cifra più alta mai ricevuta dal Motherwell per la cessione di un giocatore).
Segna due gol al Partick Thistle al suo debutto in maglia biancoverde. Nel 1995 vince la Scottish Cup e nel 1998 il suo contributo alla conquista del campionato è fortemente limitato da diversi infortuni. Nel 1999 O’Donnell (cosi come altri giocatori) entra in conflitto con l’allora presidente Fergus McCann per la questione di rinnovo del contratto e decide di cambiare aria trasferendosi in Inghilterra allo Sheffield.
Muore il 29 Dicembre del 2007 durante la partita Motherwell – Dundee Utd, crollando a terra proprio pochi minuti prima di essere sostituito. Viene trattenuto sul campo per circa cinque minuti dai medici di entrambe le squadre prima di essere definitivamente trasportato in ospedale. Alle 17.18 avviene il decesso.
Phil muore alla giovane età di 35 anni lasciando moglie e quattro figli. La successiva autopsia rivelerà che si trattò di un problema cardiaco.
Il 25 Maggio 2008 si tenne un “tribute match” a Celtic Park fra la squadra del Celtic che vinse il campionato nel 1998 e quella del Motherwell vincitrice della Scottish Cup nel 1991. Scesero in campo anche altri giocatori come David Clarkson e James McFadden. La partita disputata di fronte a 60.000 persone terminò 5-1 per il Celtic.

Statistiche:

Dal 1994 al 1999 – 102 presenze / 19 gol

Palmares:

* Scottish Premier League: 1998
* Scottish Cup: 1995

2 thoughts on “PHIL O’DONNELL

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